Stuff for Free, il logo della fondazione londineseAiuta te stesso, aiuta gli altri, aiuta il pianeta!

Tutto iniziò con i libri….
L’idea originaria era quella di scambiare libri, il nome dell’iniziativa: Book For Free!
La fodazione Healthy Planet  iniziò con una decina  di volontari a raccogliere e organizzare i libri ricevuti  gratuitamente e, arrivarono a stimare quasi 15.000 pezzi.

Da allora le cose si sono trasformate un pò, oltre ai libri si mettono insieme mobili, vestiti e, tutte quelle cose che avanzano in casa, in cantina, in sofitta, nel magazzino. Dai regali natalizi poco utili  alle cose dismesse, la gente porta qui tutto ciò  di cui non ha più bisogno e magari… magari  riesce a portarsi a casa qualche altro oggetto per il quale vale la pena risparmiare e non comprarlo. Si, ci siamo capiti. Stiamo parlando proprio di un posto dove si può scegliere uno o più oggetti e portarseli senza pagare nulla, solo bisogna firmare un foglio dove si accetta di non lamentarsi se  poi alla fine quello che abbiamo scelto non è perfetto e non funziona bene.

Stiamo parlando del mercato del dare e del prendere, baratto, scambio, riuso, riutilizzo, seconda mano, intercambio, oggetti gratis,  regalo, in poche parole Stuff for Free.
Ma qual’è il concetto e perchè ci piace parlarne?
Siamo abituati a comprare quasi tutto nuovo, sicuri che il  pantalone o la televisione siano usciti dalla fabbrica e che noi siamo i primi, gli unici a provarli per la prima volta. Questo piacere indotto è così grande mi chiedo?

Siamo a Acton, la parte ovest di Londra, nemmeno tanto lontani dal centro.  La fondazione Healthy Planet ha qualche anno di vita ma le idee sono chiare, utilizzare nuovi concetti per cambiare il mondo, un’inversione di marcia? Certo non è l’unico gruppo in Europa o al mondo che fa questo, stiamo parlando di una pratica  millenaria, alle origini dell’umanità. Ma allora perchè parlare  di uno spazio immenso pieno di oggetti, sparsi per terra o su qualche scaffale anch’esso diposto ad essere infilato sul portabagagli dell’auto e tornare a nuova vita in un’altra casa? Credo che la risposta può essere semplice come semplice sono le regole di Staff for Free. Prendere coscienza.
Prendere coscienza del fatto che esistono molti luoghi simili e che soprattutto la gente è ben disposta a dare e ricevere senza metter mano al portafoglio.società di robot reciclati

In questo grande magazzino messo a disposizione dal proprietario per alcuni mesi, si sta verificando un interessante e riscoperto fenomeno sociale. Le persone arrivano con amici e valige piene di cose durante le tre ore nelle quali è permesso scaricare, le lasciano e  vanno a mangiare qualcosa nelle vicinanze. Ritornano con le valige vuote e le riempiono  di nuovo con qualcosa di diverso e si spera utile. Non ci sono prezzi, non ci sono packaging o inutili box da scartare e buttare nella pattumiera. Tutto è lì a portata di occhio, di mano e di creatività. Non c’è forse un sacco di gente che va pazza per il vintage? Dove incontrare luoghi migliori…
Healthy Planet organizza inoltre attività complementari cercando di coinvolgere il più possibile i bambini con i genitori ma anche cercando fondamentalmte di creare una rete sociale per riscoprire, rigenerare il senso cominitario che stiamo perdendo come abbiamo già fatto con la telepatia o con la coda che una volta avevamo come protesi.

Credo che sia importante prendere coscienza del fatto che questo modo di convivere con le cose di tutti igiorni sia una realtà non solo confinata alla Caritas che lo ha sempre fatto magari solo per i più “deboli”, coloro che non hanno la possibilità di comprare qualcosa di nuovo come possiamo fare noi. Già, ora che ci penso, noi lo possiamo  sempre fare? Attenzione, siamo o no in crisi, stiamo o no attraversando un mal momento economico? Allora mettiamo in marcia l’immaginazione. Non parliamo di guadagni (almeno non in termini economici), ma di stile di vita. Un pò più sobrio, un pò più ecologico, un pò più condiviso e sicuramente SOSTENIBILE da governi, associazioni, comunità ecc. La stessa Caritas in Spagna (Cartagena) sta sviluppando un progetto sociale molto interessante, il progetto OBOLO. Dalle donazioni di vestiti si sono imbastiti dei laboratori dove gente sfavorita dalla società ha la possibilità di lavorare lavando, stirando, etichettando, riparando e crando nuovi capi. Tutto questo lavoro viene poi rivenduto a prezzi contenutissimi, non è baratto ok, ma perlomeno sostenibile vero?

Mi vengono in mente due cose per concludere questo articolo e lasciarvi spero, con molte domande da porci ma con altrettante risposte nascoste tra le righe per iniziare una rivoluzione sociale.
Ricordo dove ho vissuto a Firenze per 5 entusiasmanti anni. In Via Isole delle Stinche in pieno centro c’è una piazzettina con una chiesetta. Al lato una porta introduce in quello che era il veccio cinema ormai soppiantato dalle grandi catene. Questo luogo  piccolino ma non tanto, ha un sacco di oggetti pronti per ritornare a nuova vita provenienti la maggior parte da cantine o soffitte svuotate dei fiorentini. Sempre ho avuto la possibilità di scambiare due parole con gente entusiasta di aver incontrato un’occasione, un  vecchio numero del Corriere dei piccoli, la prima edizine di qualche autore amato, la poltrona gonfiabile che sempre volevo ma che non ho mai comprato perchè costava troppo…

La seconda cosa che mi viene in mente è che anche le più grandi aziende “ricondizionano” i propri prodotti per rimettere in uso quei prodotti che  sono difettosi solo in parte. Apple ad esempio  rigenera i suoi prodotti! Un IPhone che ha il microfono rotto ad esempio o il display crepato, o l’home button,  molte volte non viene rimandato al cliente riparato ma, “rigenerato”, è cioè un dispositivo come nuovo esternamente ma che al cui interno presenta elementi rigenerati appunto, provenienti da altri telefoni ma perfettamente funzionante.
Allora, se lo fa una grande azienda, ed Apple non è la sola, non possiamo rigenerare anche noi i nostri oggetti e rimetterli in discussione? Chi ha provato potrà confermare che è possibile ed anche divertente?

Questo post è stato scritto prendendo spunto da un articolo pubblicato su elmundo.es